52 serbi feriti (di cui alcuni gravissimi), 34 i soldati della NATO feriti (tra essi alcuni italiani). Questo il bilancio degli scontri avvenuti il 29 maggio a Zvecan, cittadina serba nel nord del Kosovo.
Che ci facevano le truppe NATO a Zvecan è presto detto: manu militari volevano rimuovere i posti di blocco serbi allestiti per impedire l’insediamento del sindaco albanese eletto nelle elezioni amministrative svoltesi il 23 aprile.
Il “piccolo” problema è che i serbi hanno boicottato quelle elezioni e al voto è andata l’infima minoranza del 3%. Ergo: le truppe NATO agivano come scorta armata di un sindaco fantoccio, e come longa manus del governo centrale albanese.
Ha quindi una bella faccia tosta il generale italiano Angelo Michele Ristuccia, comandante delle missione NATO-Kfor quando, subito dopo gli scontri, ha assicurato che “il contingente NATO resta neutrale”. Tanto neutrale da aggiungere, per tutta risposta, ai 4000 soldati NATO presenti in Kosovo, altri 800 militari.
Il generale mente sapendo di mentire: il Kosovo nacque nel 1999 come vera e propria enclave della NATO nei Balcani grazie alla guerra che i paesi della NATO condussero per squartare definitivamente la Jugoslavia e piegare l’indomita Serbia.
L’Italia, che col governo D’Alema fu allora in prima fila nell’aggressione armata a Belgrado, non ha mai tenuto una posizione di neutralità tant’è che, in violazione della Risoluzione ONU 1244 (che sottoponeva il Kosovo ad amministrazione provvisoria dell’ONU ma restava formalmente parte della Repubblica Federale di Jugoslavia) è stato tra i paesi che ha riconosciuto la unilaterale dichiarazione di indipendenza del Kosovo (febbraio 2008).
A conferma della politica anti-serba di Roma, Giorgia Meloni ha bollato la legittima resistenza dei serbi del Kosovo come un “attacco inaccettabile e irresponsabile” e che “non saranno tollerate altre azioni del genere”.
La Resistenza dei serbi in Kosovo è infatti doppiamente legittima, sostanzialmente e formalmente.
Nella sostanza è sacrosanta la lotta dei serbi in difesa dei loro diritti nazionali (calpestati dalle autorità albanese di Pristina), come sacrosanto è l’eventuale diritto di riunificazione con la madrepatria serba. La Resistenza dei serbi è anche formalmente legittima poiché chiede il rispetto degli accordi che misero fine alla guerra del 1999 e l’applicazione della risoluzione delle Nazioni Unite che non prevedevano alcun Kosovo albanese indipendente.
C’è infine una ragione supplementare per essere solidali con la Resistenza dei serbi: essa colpisce lo stesso blocco imperialista USA-NATO-UE che con la sua politica espansionista di accerchiamento della Russia ha causato la guerra in Ucraina.
Fuori la NATO dai Balcani!
Fuori l’Italia dalla NATO!
Riportare a casa i soldati italiani!
Fronte del Dissenso, 31 maggio 2023