Di seguito una lettera pubblicata nei giorni scorsi dai giornali online della Lucchesia. Prendendo spunto dalla situazione gravissima che interessa i pazienti in dialisi, il tema è quello del disastro della sanità, specie nelle zone di montagna. Maria Grazia Da Costa, autrice di questa lettera, che ha suscitato parecchie reazioni, fa parte del Fronte del Dissenso Lucca.
Sono venuta a conoscenza di una situazione, che definirei ridicola, se non fosse così grave per i pazienti in dialisi della Valle del Serchio. Pazienti che andrebbero tutelati al massimo e che invece vengono bistrattati in tutti i modi. A quanto pare, adesso pure con l’arma del ricatto.
Come siamo arrivati a questa situazione? La nostra zona si è distinta negativamente, nel corso degli ultimi decenni, per i tagli al personale e ai servizi, gli accorpamenti insensati di unità operative in due strutture distanti chilometri e per le scelte scellerate chiamate eufemisticamente “riorganizzazioni”. Non ultimo quello dei servizi territoriali che hanno subito un vero e proprio smantellamento a svantaggio della popolazione anziana presente in Valle del Serchio, già, peraltro, penalizzata da una carenza cronica di mezzi di trasporto. Del processo di “aziendalizzazione” la Valle del Serchio ha pagato il maggior tributo, a favore della concentrazione, nell’area cittadina di Lucca, di tanti servizi un tempo erogati anche in Valle.
Qualche anno fa, fra i tanti accorpamenti, vi fu quello del Servizio di Dialisi di Castelnuovo di Garfagnana che venne fuso con quello di Barga, un servizio vitale per quella parte di popolazione che è affetta da forme gravi di insufficienza renale. Dico “vitale” perché, queste persone, se non si sottopongono tre volte a settimana ad un completo filtraggio del sangue, tramite apposite apparecchiature, non potrebbero sopravvivere. Già al tempo dell’accorpamento ci furono delle proteste, anche del personale, se ben ricordo, ma tutto passò con il solito siparietto triangolato tra Dirigenza AUSL, Amministrazione locale ed opposizione e, visto che “tutti i salmi finiscono in gloria” con l’immancabile presa in giro del personale infermieristico costretto a accollarsi l’aumento delle distanze per recarsi al lavoro.
A distanza di anni, e dopo le ridicole pantomime del periodo pandemico, con i telegiornali che elogiavano gli “angeli del Covid” dormienti sul posto di lavoro (lo avessi fatto ai tempi in cui lavoravo in reparto mi avrebbero licenziata), o i balli ”improvvisati” nei corridoi degli ospedali (idem come prima) senza dimenticare il fantastico “present arm” dei carabinieri all’uscita degli ospedali al cambio del turno del personale sanitario, con i politici, destra e sinistra e centro che, magicamente, riacquistarono tutti la memoria riguardo ai pesanti tagli alla sanità imposti dall’UE e tutti “a gara” come avrebbe detto Leopardi, a chi avrebbe “potenziato” di più il SSN, siamo adesso alla beffa. Dopo aver preso bene in giro sia il personale sanitario, sottoposto in questo periodo a turni massacranti, obbligato a sperimentare sulla propria pelle il siero ancora oggi in corso di studio, lasciato a casa senza stipendio se rifiutava tutto questo, e tutto il popolo italiano che ha creduto in loro, eccoci oggi a dover subire ulteriori tagli.
La notizia incommentabile di questi giorni è che pare venga chiesto ai pazienti che accedono al servizio di firmare una sorta di “liberatoria” in cui si dice che essi saranno sottoposti a dialisi (pratica non scevra da pericoli), senza la presenza di un medico.
I pazienti, secondo voi, possono rifiutarsi? L’alternativa è doversi spostare in ambulanza, tre volte alla settimana, a Lucca, magari partendo da paesini sperduti della Garfagnana. Tutto questo ha il pessimo sapore di un ricatto. Si tratta di una situazione solo momentanea, come amministrazione comunale di Barga e Azienda AUSL (che in un certo senso coincidono) vorrebbero far credere, o si andrà invece verso un’assenza strutturale dei medici nel servizio di dialisi? Visto come funzionano le cose nella sanità italiana sembra assai più probabile la seconda, gravissima, ipotesi.
La cosa che mi sorprende di più è il silenzio del personale sanitario, in questo caso le infermiere che operano in questo servizio che, nonostante da sempre siano sottoposte al dictat che “senza il medico non si può fare nulla”, adesso accettino supinamente di effettuare una pratica altamente invasiva, qual è la dialisi, senza sollevare un polverone sindacale. Ma c’è da dire che anche i sindacalisti, coincidono, molte volte, con i quadri AUSL.
Ed eccoci qua, a costringere delle persone malate e dei lavoratori ad operare in condizioni non sicure, senza che nessuno si ribelli e chieda più soldi per la sanità, per i medici, per gli infermieri e gli OSS, per le attrezzature e presidi, delegando tutto a politici che, invece di fare gli interessi del popolo italiano, seguono pedissequamente ciò che gli viene imposto dal padrone straniero di turno per ingrassare il mercato della guerra.
Queste cose andrebbero ricordate tutte, nel momento in cui c’è da decidere le sorti del paese. Ormai abbiamo capito, dopo il governo Draghi, che non si può fare affidamento su nessuna forza politica presente nell’arco parlamentare. Ci vuole una nuova forza, che coaguli le proteste ed il dissenso dei cittadini.
Se non si riparte da qui, non resta che accettare che l’Italia ritorni ancora ad essere un paese vassallo di altre potenze.
Dott. Maria Grazia Da Costa
(ex dipendente Ausl Toscana Nord Ovest)