Le imponenti manifestazioni di protesta che stanno scuotendo “il paese delle opportunità” sono lette in due versioni: una vede le proteste come effetto della propaganda anti Trump delle forze di potere più o meno nascoste (deep state) che ruotano intorno ai liberal (Obama, Clinton); un’altra vede una ribellione priva di progetto politico per conquistare il potere elettorale e dedita solo a saccheggi e disordini.
Entrambe le letture sono in errore. La prima commette l’errore di esaltare troppo il ruolo di chi soffia sul fuoco per aizzare le folle contro Trump; la seconda commette l’errore di guardare solo ai saccheggi e ai danneggiamenti (per altro limitati e circoscritti a ben poche situazioni).
Evitiamo di parlare, qui, di chi vede unicamente i danneggiamenti da parte dei manifestanti (definiti “feccia delinquenziale” da Trump) e fa finta di non vedere i proiettili contundenti sparati ad altezza d’uomo che possono provocare arresto cardiaco, trauma cranico, perdita degli occhi; e non parliamo di oltre 10 mila arresti con pestaggi e vessazioni.
Ritornando al punto, la prima nega che sono le gravi contraddizioni sociali ed economiche a produrre rivolta e la seconda nega la portata politica della rivolta. In qualche caso le due letture sono fuse per partorire l’idea che la rivolta si è sviluppata per effetto delle azioni, più o meno sotterranee, dei liberal obama-clintoniani e non ha respiro politico per costruire un partito che vinca le elezioni come dimostrato dai danneggiamenti.
Quello che manca completamente in queste letture è il riconoscimento che nella fase attuale del dominio capitalistico la potenza messa in campo dagli apparati di sistema è di tale portata e penetrazione da prevenire ogni possibilità di arrivare a disturbare il manovratore.
Il sistema politico si basa sostanzialmente sulla classica alternanza tra repubblicani e democratici (il progetto di socialismo annacquato di Sanders si è fermato per sua stessa decisione, non è dato sapere se spontanea o indotta).
La domanda è: il neoliberismo con la sua economia predatoria, guerrafondaia, emarginante, che assegna tutti i poteri ai mercati finanziari, è il nemico delle classi popolari che protestano? Se la risposta è Si, chi puo’ affermare che esso consenta la nascita di un progetto politico parlamentare che dichiari di volerlo spazzare via, di togliere potere ai mercati e di costruire un economia comunitaria?
Dunque se non vogliamo credere alle befane, apriamo gli occhi e riconosciamo una cosa: la tendenza al cambiamento vero, quello che scuote dalle fondamenta tutto il marciume del sistema predatorio neoliberista, ha la forma dell’insurrezione popolare proprio perchè ogni altra possibilità è preclusa al popolo o boicottata, dall’affitto di sedi organizzative, alle campagne mediatiche, dalle criminalizzazioni fatte ad arte alle infiltrazioni di agenti provocatori, dalla mancanza di supporto legale alla mancanza di soldi.
La tendenza all’insurrezione viene con ogni evidenza dimostrata dal movimento dei gilet gialli francesi.
La questione centrale è dunque un altra: la costruzione di un organismo politico che dia direzione e coerenza rivoluzionaria alle ribellioni.
*Umberto Spurio è membro del Cpt della Campania
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