Ci segnalano e pubblichiamo
«NON VOGLIAMO MORIRE DI FAME PER NON RISCHIARE DI AMMALARCI DI COVID”.
Questo dicono i napoletani in rivolta. Hanno ragione! La loro DISOBBEDIENZA CIVILE, nelle forme adeguate, va sostenuta».
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C’è chi ha saputo intravedere e prevedere l’incipiente rivolta e chi no. C’è chi la sostiene e chi gli volta le spalle.
C’è chi ne ha colto i segnali lanciando un appello alla disobbedienza civile, c’è chi, sfidando la campagna di terrore e intossicazione dei media e le norme sicuritarie, ha organizzato la più grande manifestazione dell’anno e chi ha accettato di obbedire alle prescrizioni del potere.
Se la storia non perdona gli ignavi, il tempo è galantuomo. Questa volta è stato anche tempestivo. Prima il piccolo focolaio di Arzano, ieri sera — in risposta alla paventata decisione De Luca di istituire il coprifuoco e di utilizzare esercito e polizia per farlo rispettare —, un inizio dell’incendio ha scosso il centro di Napoli.
Centinaia di manifestanti, ristoratori ed esercenti in prima fila, sono scesi sul piede di guerra occupando il lungo mare. Uno solo il grido dei manifestanti “Lavoro, dignità, libertà”. Ad un certo punto sale la consegna: “Tutti a Palazzo Santa Lucia” (sede della Giunta regionale di De Luca). La polizia sbarra loro la strada ma, invece di caricare, apre i cordoni e fa passare, tra gli applausi, i manifestanti. Nel percorso il corteo s’ingrossa. Si aggiungono centinaia di cittadini, giovani anzitutto. Piccoli tafferugli avvengono in tarda serata, a segnalare che la protesta dei commercianti è solo la punta di un iceberg di una ben più diffusa esasperazione sociale.
Ribellarsi è cosa buona e giusta. Milioni di italiani, già provati da un decennio di politiche austeritarie neoliberiste, falcidiati dalla gravissima recessione economica aggravata dalle politiche anti-Covid del governo, sanno che verranno gettati nella fame più nera in caso di nuovo confinamento generale. Il governo potrebbe, se solo volesse, assicurare un reddito straordinario dignitoso a tutti coloro che dovranno chiudere i battenti ed ai cittadini senza lavoro e senza reddito. Non lo vuole fare e non lo farà perché deve rispettare i vincoli neoliberisti e mercatisti dell’Unione europea, perché, privo si sovranità monetaria, deve soggiacere ai ricatti degli strozzini della finanza predatoria a cui vende i suoi titoli di Stato per finanziarsi.
Ribellarsi è cosa buona e giusta anzitutto in Campania, governata da un despota come De Luca che coi suoi proclami isterici, coi suoi appelli allo Stato di polizia, vince il campionato mondiale del sicuritarismo. Solo per questo la partita è già squisitamente politica. E’ la sua testa che i manifestanti vogliono, che è quindi in gioco.
Si può e si deve contrastare la pandemia proteggendo anzitutto le fasce della popolazione più esposte, non quindi gettando sul lastrico milioni di cittadini. La via del cosiddetto lockdown generale se è fallace dal punto di vista sanitario, è criminale dal punto di vista sociale. “NON VOGLIAMO MORIRE DI FAME PER NON RISCHIARE DI AMMALARCI DI COVID”. Questo dicono i napoletani in rivolta. Hanno ragione! la loro DISOBBEDIENZA CIVILE, nelle forme adeguate, va sostenuta.
I rivoluzionari ed i patrioti napoletani sono già accanto ai cittadini in lotta. Ora si deve evitare di disperdere le forze in azioni sconclusionate. Agire invece per una grande prova popolare di forza contro De Luca e per impedire ogni inasprimento delle misure di confinamento.
LAVORO GARANTITO! REDDITO SUBITO PER TUTTI!
Fonte: sollevazione.it
Ma noi quando insistiamo il 28 ottobre scende in piazza il cioè perchè non ci uniamo, ma cosa stiamo aspettando.
Forse aspettiamo una rivolta sociale che poi colpirà tutti .
Solidarietà ai cittadini napoletani che hanno disobbedito al ridicolo quanto drammatico coprifuoco. Dobbiamo disobbedire anche noi in altre città di Italia soprattutto se le norme anti covid diventeranno più stringenti.